Agnes Miller Parker e l’apoteosi della curva

Ovvero anche una tavola di noce può diventare una piuma di canarino

 

di Giorgio Perlini

 

Anni or sono, l’incontro fatale con un catalogo di incisioni di Lynd Ward (1) fece scattare in me il desiderio della conoscenza di altri incisori dediti all’illustrazione di libri. Dall’immenso calderone scoperchiato estrassi due autori quasi opposti, ai quali restai affezionato: l’acuminato Fritz Eichemberg e la sensuale Agnes Miller Parker. Della sconfinata attività di quest’ultima mi folgorò una coppia di volumi che credo possano considerarsi i suoi capolavori. Trattasi di opere minori di un autore già di per sé non molto conosciuto, Herbert Ernest Bates. Due raccolte di saggi a tema naturalistico, Through the woods e Down the river, stampate in prima edizione rispettivamente nel 1936 e 1937 (a quanto mi risulta mai tradotte in lingua italiana) e corredate con le incisioni della signora scozzese in questione. Signora in tutti i sensi, perché all’epoca la nostra artista era già coniugata col pittore vorticista William McCampe (successivamente i due si separarono ma l’artista con la vena creativa più intensa rimase lei). L’incisione novecentesca, a maggior ragione quando si tratta di xilografia, si snoda senza troppe variabili all’interno di una strada segnata da bordi secchi e spigolosi, scoperti dalle Avanguardie storiche -l’Espressionismo in primis- ma in realtà ri-scoperti meditando sul gotico, sui primitivi, sulle stampe popolari. La durezza del materiale dedicato, che con difficoltà concede curve anche alle mani più abili, veicola immagini squadrate, dunque drammatiche. Sì, perché tra la linea curva e quella spezzata passano interi sistemi filosofici contrari che portano dall’espressione dell’amore e della dolcezza a quella della disperazione e del dolore. Ben convinta del predominio delle curve nella realtà biologica, la Parker imposta la sua poetica intorno a vortici in perpetuo movimento, dai quali appare scaturire la vita. Al di sotto delle piccole onde sembra poter scorgere esseri minuscoli che si compongono in altri animali più complessi, fino a formare la creatura predominante nell’immagine. E l’acqua, così come le foglie del bosco, non arretra a sfondo, costituisce una parte significativa del tutto, comunica suoni, profumi, luci. E pensare che queste luci, tanto modulate, senza contrasti netti, sono ottenute incidendo del legno. Insomma la Parker sembra voler ribaltare la convinzione che la xilografia sia un mezzo legato alle categorie del maschile, del grezzo, del selvaggio, dell’angolo ostile. Sotto la manipolazione femminile anche la più dura delle tavolette muta in argilla. A forza di colpi leggeri come carezze si forma l’illuminazione dei soggetti, lampeggiano le pellicce, le squame, la pelle degli anfibi. Tanta è l’attenzione a queste variazioni luminose che oltre ai volumi l’occhio sembra percepire anche i colori. Eppure non esistono grigi, solo nero e bianco, declinati pressoché all’infinito. Solo una profonda immedesimazione con la Natura può portare ad una restituzione così efficace. La Parker si scioglie nel bosco e nel fiume con un senso panico perfino musicale. Il lettore trova molto di più della freschezza di passeggiate e nuotate, si sente parte del tutto, diventa falco, lontra, lepre. Poi un residuo di Liberty cristallizza quelle rappresentazioni, alla fine di tanto dinamismo, donando loro un aspetto etereo ed incorruttibile e spostandole in una dimensione senza tempo. Contribuisce all’effetto l’assenza di margini definiti, siano testatine e finalini o grandi tavole, in sintonia con la scelta di lasciare i soggetti immersi in ricercati spazi vuoti all’interno delle pagine. Minor cura venne destinata alla fase di stampa, con la scelta di un inchiostro poco brillante e non del tutto coprente, ma si trattava di pubblicazioni destinate ad un vasto pubblico, ancora oggi reperibili a prezzi irrisori.

Lo stile dell’artista non si fermò sebbene nel passaggio dal primo al secondo dei due libri in questione avesse raggiunto una forma perfetta. Nella sua produzione in qualità di pittrice giunsero contaminazioni cubo-futuriste, in particolare derivate da Ferdinand Leger e Tamara de Lempicka. A distanza di un anno da Down the river la Parker realizzò le incisioni per la più bella delle edizioni illustrate dell’Elegia di un cimitero di campagna di Thomas Grey per i tipi della Heritage Press, graficamente curatissima, con cofanetto bluette e stampa a rilievo in argento. Le precedenti illustrazioni di Nicholls e Vassos, per quanto notevoli, impallidiscono al confronto. Per l’occasione il suo linguaggio evolse verso una linea più sintetica, attraverso la quale presero corpo immagini complesse, ottenute dall’avvicinamento simbolico di molteplici soggetti. Una scelta di adeguamento al tema perché ogni tomba racconta una storia, e anche di umiltà nel non voler prevaricare sulla poesia. Restò immutata la sua delicatezza, tutta femminile, nel rappresentare la vita, anche al sopraggiungere della morte.

(1) vedi articolo “Angosciante, maledetto, irresistibile Lynd Ward” nella sezione “Nero di china” di questo sito.

 

Agnes Miller Parker (testo di H. E. Bates), Through the woods – The English woodland – April to April, cartonato in quarto, Victor Gollancz ltd Covent Garden, 1936, 73 xilografie, sovraccoperta in stampa seppia.

Agnes Miller Parker (testo di H. E. Bates), Down the river, cartonato in quarto, Victor Gollancz ltd Covent Garden, 1937, 83 xilografie, sovraccoperta in stampa seppia.

 




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