Sui disegni di produzione Disney

Disegni per non invecchiare

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di Giorgio Perlini

Sembra proprio che il tempo concesso agli uomini, nonostante gli sforzi prodigati in tutte le epoche, non possa essere fermato. Gli scienziati ci hanno allungato un po’ la vita, gli artisti hanno conferito ad alcuni di noi un surrogato di eternità attraverso ritratti ad olio o di marmo ma il tempo trascorre lo stesso. Il cinema è allora metaforico della vita. Le storie filmiche iniziano, si muovono davanti ai nostri occhi e giungono inesorabilmente alla parola fine. Ma il film può essere fermato. Il suo movimento può essere scomposto. La storia raccontata resa immobile in una miriade di fotogrammi che rimessi in successione tornano all’illusione della vita. Queste immagini sono già interessanti quando sono fotografie di persone reali, se poi si tratta di disegni la loro malia è irresistibile.

Fin dal 1937 esiste un mercato dei celluloidi originali dei cartoni animati, specie quelli Disney. All’epoca però c’era una solo galleria d’arte che trattava il genere e spesso tali disegni venivano considerati inutili dopo la realizzazione del film, spesso perfino cancellati per riutilizzare il supporto trasparente. Oggi i collezionisti sono molti, i prezzi alti e per consentire l’acquisto anche ai non troppo facoltosi sono state messe a punto dalle grandi case di produzione di cartoni animati due soluzioni. La prima consiste in una tiratura limitata di un fotogramma chiave, ogni pezzo è dipinto a mano su celluloide fornito di fondale realizzato in litografia. La seconda, più economica, riproduce in litografia anche il disegno su celluloide, tirato in un numero maggiore di esemplari.

Certo gli smaglianti colori sul foglio lucido sono attraenti, quasi un emblema della civiltà dei consumi, ma io preferisco un’altra fase del lavoro; l’immagine su celluloide, ultima fase del lavoro dei disegnatori di cartoni, viene realizzata da artisti che ricalcano il disegno su carta realizzato da altri artisti, spesso più abili. Sono questi che hanno il compito di creare il movimento del personaggio. Il procedimento è lento, meticoloso, richiede grande pazienza e notevole creatività; il caracter desinger dà al personaggio l’aspetto fisico, ma sono gli animatori che rivelano il suo carattere. La complessità dell’operazione fa sì che solitamente il movimento venga smontato in questo modo: l’animatore principale schizza i due estremi della sequenza ed il fotogramma intermedio, lo “scompositore” aggiunge i bozzetti mediani di ognuna delle due metà e l’ “intercalatore” inserisce i fotogrammi mancanti. Subentra poi al figura di un animatore assistente che rifinisce tutti i disegni eseguiti finora portandoli al grado di pulizia e levigatezza richiesto. A volte, sulla base dell’efficienza del disegnatore e del tempo concessogli, l’intero lavoro di una sequenza viene svolto da un’unica persona. I disegni sono eseguiti su fogli semitrasparenti, così da poter sempre vedere l’immagine precedente e non perdere i riferimenti. Inoltre questi fogli presentano dei fori (da due a cinque) alla base atti, una volta infilati su appositi perni, a mantenere tutti i disegni in posizione stabile.

Questo l’iter tradizionale della Disney (ovviamente modificato dall’arrivo delle tecnologie digitali) e questi i disegni che mi piacciono di più. Purtroppo non sono l’unico con questa passione, ed i collezionisti sono piuttosto agguerriti. Calcolando che per ogni secondo di cartone scorrono 24 fotogrammi – dunque fino ad un massimo di 24 disegni- per un corto di cinque minuti necessitano 7200 disegni, dunque non dovrebbero essere così rari. Ed in effetti cercando on-line l’offerta è vasta se si cercano opere di ditte minori, ma noi stiamo parlando di cartoni storici Disney i cui disegni superstiti non dovrebbero essere usciti dall’archivio della casa se non in piccole quantità. Inoltre non tutti i disegni si presentano come appetibili, proprio perché per la loro natura frammentaria possono mostrare personaggi incompleti, voltati di spalle, già mezzi usciti di scena, o riprodurre effetti speciali come l’acqua o le fiamme. I prezzi variano in base al soggetto, alla centratura dello stesso nel foglio ed anche al disegnatore; non si tratta di opere firmate ma consultando una bibliografia sempre più ricca di anno in anno si può risalire all’autore. Capita spesso, ed è una fortuna per gli appassionati, che i galleristi-venditori non abbiano il tempo ed materiali giusti per scovare i nomi, così si limitano a certificare l’appartenenza del disegno al titolo del relativo cartone animato, senza poter spingere tanto sul prezzo. E’ bellissimo poter confrontare lo stile di questi disegni e riconoscere mani diverse, mani che, nel risultato finale del film, debbono scomparire al servizio dei personaggi. I disegni su celluloide non hanno modulazioni di tratto, sia perché i disegnatori debbono omologarsi, sia perché la tecnica della pittura su lucido richiede precisione, dunque lentezza, nulla concedendo all’estro. ( Fu proprio per questi limiti che con La carica dei 101 si mise a punto un sistema di fotocopiatura sui celluloidi dei disegni eseguiti su carta ). Ed è altrettanto divertente cercare la sequenza sul dvd e una volta trovatala scorrere i fotogrammi a passo uno fino a raggiungere quello giusto. Si ha la sensazione di possedere un pezzetto di storia del cinema e si comprende bene quanta fatica c’è sotto quei cartoni di pochi minuti che tanto ci fecero divertire.

Vi mostro tre disegni provenienti da altrettante Silly Symphonies, una serie di cortometraggi musicali realizzati negli anni Trenta, alcuni dei quali veri capolavori.

Il primo venne realizzato per Mother Goose Melodies, una delle primissime Silly Symphonies (1931), ancora in bianco e nero. Trattasi di una versione animata delle più popolari filastrocche infantili americane. Il disegno fa parte della sequenza in cui un ragno scende dall’albero e terrorizza la ragazzina (Miss Muffett). Laddove il disegno del filo della tela è interrotto l’immagine veniva sovrapposta al ramo del fondale. Le tracce rosse stanno ad indicare all’inchiostratore il confine tra due colori ( in questo caso una zona bianca ed una grigia ) senza l’introduzione di linea di separazione nera. Il numero in basso a destra dichiara la collocazione nella sequenza. Ora succede che quando una galleria mette in vendita un disegno di questa Silly Symphony solitamente si comporta in modo opposto da quanto dichiarato sopra, trovando subito un nome – forse l’unico noto oltre a quello di Disney – a cui attribuire l’opera, e cioè il grande Ub Iwerks. Iwerks fu il primo collaboratore di Disney, fu l’uomo che diede faccia e vita a Mickey Mouse, e fu un animatore straordinariamente prolifico, in grado di dirigere ed animare alcuni corti completamente da solo. Effettivamente lo stile di questo cortometraggio è in perfetta sintonia con quello del maestro, purtroppo però è attestato che dal 1929 Iwerks si separò dal suo socio (per dieci anni, poi si sarebbero riuniti di nuovo) dunque è poco probabile che abbia collaborato alla realizzazione dell’opera. Certi personaggi sono comunque basati sui disegni che l’animatore aveva eseguito per altri corti, come Hell’s Bells, tra cui figura proprio un ragno uguale al nostro e che esegue perfino lo stesso movimento, andando incontro allo spettatore fino a riempire lo schermo con il suo muso. Ok, non sarà un originale di Iwerks ma quello stile semplicissimo ed efficace mi piace comunque.

Il secondo è un disegno per Water babies (1935), cartone tratto dal libro di Charles Kingsley, poco noto ai lettori italiani ma molto amato dai collezionisti di libri per l’infanzia, specie nell’edizione illustrata da William Heath Robinson. Mi risulta impossibile stabilire l’autore ma per complessità e per la simpatia dei personaggi credo sia uno dei pezzi più belli della collezione. Provate ad immaginarvi cosa voleva dire riuscire ad animare in mezzo ai bambini gli schizzi e la schiuma.

L’ultimo è stilisticamente il più raffinato, eseguito con una morbidezza ed una cura raramente raggiunta in questa tipologia di disegni. Trattasi di un clean-up per The Country Cousin (1936), in cui un topo abituato alla vita rurale si trova in mezzo alle insidie della metropoli. Qui riesco ad essere molto preciso ( e molto orgoglioso dell’acquisto e della scoperta ): l’autore è uno dei cosiddetti “nine old men” della Disney, ovvero le nove leggende dell’animazione, e per la precisione proprio il primo dei nove, Les Clark. Clark partecipò alla riuscita di quasi tutto ciò che venne prodotto dalla casa, dalle origini fino al 1961. Il disegno in oggetto fa parte della prima sequenza, quando il topo è sobrio, poi per la parte col topo ubriaco il lavoro passò ad Art Babbit. La scena è famosissima, il cartone venne premiato con l’Academy Award come miglior cortometraggio animato. Mio padre ne aveva una bobina in super otto e me lo proiettava a casa il sabato pomeriggio, rendendo felice me ed i miei amici. Ero un bambino, avrò avuto sette, otto anni. Ora ne ho 47 e non mi sembra reale, provo la stessa fanciullesca felicità, possiedo un disegno “vero” di quel cartone lì. E’ proprio come dicevo in apertura, bloccando i fotogrammi si ferma anche il tempo…




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