Il tocco leggero di Philippe Fix

Serafino, fantasia sfrenata e animo semplice

serafinocover  di Giorgio Perlini 

La riedizione di un libro esaurito, o di cui si è persa la memoria, non può che essere per gli addetti una notizia gioiosa. Eppure provo stavolta un senso di sconfitta per mancato tempismo. Quest’articolo era stato programmato da tempo ma non ancora inserito nel sito, essendo il sottoscritto convinto che nessuno avrebbe mai preso in considerazione l’idea di ristampare quell’albo. E invece è successo. A questo punto tale libro non è più introvabile né tantomeno dimenticato, dunque la sua introduzione nel sito potrebbe risultare un’operazione inopportuna, ma dato che era quasi pronto non desisterò. Vorrà dire che farò pubblicità gratuita al nuovo editore, e una volta tanto i miei – esigui – lettori avranno la possibilità di reperire ciò di cui scrivo senza dover ricorrere a Sherlock Holmes.

Sto parlando di Il mondo fantastico di Serafino, capolavoro di Philippe Fix, comparso per la prima volta in Italia nella collana Gli albi d’oro della Mondadori, che accompagnò l’infanzia di molti di noi cinquantenni, in cui figurano realmente, in mezzo a prodotti poco significativi, alcuni albi realmente aurei: potremmo citare il Peter Pan illustrato da Gustaf Tenggren, Le vacanze di Carolina e L’automobile di Carolina di Pierre Probst e soprattutto quattro albi del misconosciuto Philippe Fix, il primo dei quali è stato appunto ristampato molto recentemente da Castelvecchi col titolo Serafino e la casa delle meraviglie.

Vi si narra di un uomo con i capelli bianchi ma l’aspetto da eterno ragazzo (Serafino, appunto) e del suo amico Piumino, un bambino perennemente vestito con un maglione che visualizza l’indumento infantile ideale, capace di contenere tutti quegli oggetti più o meno inutili che ognuno di noi ha cercato di infilarsi in tasca da piccolo; Piumino possiede anche un criceto, Ercole, presenza muta ma vivissima in ogni pagina. In un’ambientazione squisitamente francese, anzi parigina pur senza i soliti troppo identificabili monumenti (ma si vedono la metropolitana, il mercato delle pulci, le garconniere, i tetti d’ardesia) Serafino cerca lavoro, ma è così ingegnoso ed ingenuo al tempo stesso che dopo aver trovato l’impiego della banalità per eccellenza – obliteratore di biglietti della metro -, lo perde per l’eccesso di fantasia con cui vi di applica e finisce senza casa ma con l’eredità di un rudere di campagna che decide di ristrutturare. Con l’aiuto di Piumino riesce a trasformare quel tugurio in una delle dimore più poeticamente visionarie che si siano mai viste in un libro per bambini ma deve fare di nuovo i conti con la burocrazia e le logiche del profitto: il terreno verrà espropriato e i due amici con annesso criceto costretti ad una fuga verticale verso i cieli, su di una torre montata man mano che scappano finché, esaurite le assi da costruzione, i tre non prendono a galleggiare nell’aria su scalini staccati e spostati a rotazione, finale che ricorda le idee con cui il Cyrano di Rostand vagheggia di raggiungere la luna.

Nel contrasto tra il candore zavattiniano dei protagonisti ed il grigiore della metropoli l’opera assomiglia ad un altro libro, quello sì, introvabile, di cui si parla proprio in questa stessa sezione del sito, La calda estate di Gigino Pestifero. Nell’opera di Fix però il massimo punto di forza è dato dalla creatività smisurata di Serafino. Personaggio coacervo di Leonardo da Vinci, Babbo Natale e Mary Poppins, Serafino costruisce, crea ed inventa con la perizia del tecnico e la fantasia entusiasta del bambino, magari per donare un sorriso a chi è triste. Certo la sua creatività coincide con quella dell’autore che, senza mai essere didascalico, gestisce ogni illustrazione con grande senso del pittoresco, perfino quando il tema è lo squallore della periferia e dei cantieri della città che fa da contraltare al mondo serafinesco, tutto costituito da soffitte-wunderkammer, laboratori coloratissimi, e case-castello. A questo proposito l’edificio ricavato dalla catapecchia è piacevolmente sconcertante: sullo slancio dell’impianto generale alla Sant’Elia si innestano porzioni di case a graticcio, mulini a vento e perfino uno degli ingressi della metropolitana di Hector Guimard, che però non scende, bensì va all’insù come la rampa di lancio dell’Apollo11; e non è un caso che, data l’epoca delle pubblicazioni, in entrambi gli albi di Serafino ci siano riferimenti alle missioni spaziali. All’interno della dimora, illustrazioni che lasciano intravedere porte, corridoi e scale a chiocciola ovunque descrivono volumetrie che sembrano non avere fine come in certe incisioni di Escher, eppure non c’è inquietudine alcuna, ogni ambiente è accogliente, materno, intriso del calore umano che emanano i personaggi e quello proveniente dal caminetto. Ecco, l’immagine emblematica è quella a doppia pagina, col focolare acceso, appunto (e la pendola che segna quasi mezzanotte), davanti al quale Serafino si assopisce e Piumino, forse in stato di dormiveglia, non è più certo di ciò che vede: in quella tavola affiora l’immaginario collettivo dei ragazzi intrecciato con i punti di riferimento dell’autore; si possono identificare, sbucati dai libri riposti sugli scaffali polverosi, oltre ad alcuni personaggi di cui si fa menzione nel testo (Pinocchio ed Arlecchino, Don Chisciotte e Sancho Panza, i tre moschettieri, i putti dorati del letto a baldacchino di Serafino) altri disegnati senza citarli, stimolando un gioco di riconoscimento da parte del lettore, che ci apprestiamo a raccogliere: Cappuccetto Rosso, il muso del lupo cattivo appena percepibile dietro un volume remoto, i sette nani, Pollicino con gli stivali delle sette leghe, Pierrot, e poi salendo di livello un Pulcinella che potrebbe anche essere il celebre burattino inglese Punch ( e pare che il secondo derivi proprio dal primo, storpiando ed abbreviando “punchinello”), Robinson Crosue con tanto di ombrellino, pirati ed indiani che alludono a Melville e Stevenson, Gargantua distaccatosi da un dipinto su tela, e i Lanzichenecchi come emblema di un folkloristico disordine, infatti qui non distruggono nulla bensì fanno colore. Addentrandoci sempre più nel ricercato ci accorgiamo anche della presenza dei terribili Max e Moritz, creature del seminale Wilhelm Busch. Ma non finisce qui; Fix si diverte ad introdurre due siparietti che la dicono lunga sulle fonti: in basso a sinistra degli insetti stanno eseguendo un concerto sotto la direzione del criceto Ercole. Trattasi di un omaggio aWoodland Cafè, Silly Symphony Disney del 1937 in cui una festa nel sottobosco viene animata dall’orchestra di coleotteri jazzisti, ma anche della citazione di certe immagini di Jean Ignace Isidore Grandville e del meno celebre Konrad Ernst Theophil Kreidolf. Disney ritorna evidente nell’impazzare dei topolini  che fanno scorribanda di frutta rubata da una natura morta fiamminga e soprattutto sopra al caminetto dove brocche e doppieri umanizzati sembrano alludere alla conoscenza di quel genio dell’assurdo che fu Albert Hurter (1). Da un dipinto prende il volo una mongolfiera, anticipando il finale del secondo libro della avventure di Serafino. Per coglierla appieno questa tavola straordinariamente gremita è necessario confrontarla con quella precedente in cui, con medesima inquadratura, la stanza è mostrata spoglia, prima del completamento dei lavori da parte dei due amici. Tra le curiosità, in questa illustrazione Serafino si lamenta di non trovare più il pennello, ed il mistero della scomparsa lo si può vedere gustosamente risolto a pagina 2, dove Ercole sta rosicchiando l’utensile. Procedendo ci si imbatte in un macchinario musicale labirintico, sicuramente in grado di superare in fragore il rumorarmonio e l’intonarumori di Luigi Russolo. Dal testo impariamo che è anche dotato di un tasto per far ascoltare il silenzio, chissà se Fix era un amante delle composizioni di Cage e Stockhausen. Anche la ruota di Ercole, a pagina 8, è un’illustrazione chiave, poiché rivela il genio del protagonista nella piccola dimensione: Ercole, correndo all’interno della ruota ancorata su di una base di sughero conferisce movimento ad un mulino a vento giocattolo, fa volare un biplano e aziona il meccanismo di un soldatino che suona il tamburo. Bellissimo anche il confronto tra la furia demolitrice dell’anonima ruspa-mostro, emblema della cementificazione che vorrebbe distruggere le aspirazioni dei ragazzi, e lo scorrazzare impressionante ma innocuo della macchina con cui gli stessi cercano di difendersi, vero drago quattrocentesco frutto dell’inesauribile creatività di chi riesce attraverso il riciclaggio a produrre meraviglie partendo giusto dagli scarti del cantiere.

Nel finale, già anticipato, tutta quella fantasia si rivela invincibile; i cervelli spenti degli adulti, anche se numerosi come un esercito, nulla possono contro la freschezza di due “giovani” protagonisti. Gli adulti torneranno alla carica nel secondo libro, dove la loro mancanza di poesia viene evidenziata dagli stessi pubblicitari, costretti a sterili artifici barocchi per reclamizzare un’acqua minerale gassata, le cui bolle divengono l’emblema dell’effimero. I due amici stavolta ripristinano un mulino con conseguente ritorno all’impasto del pane come bontà essenziale, poi, costretti ad essere testimonial dell’acqua con le bolle, fuggono nuovamente verso i cieli, in areostato.

Fix dipingeva ad acquerello con la raffinatezza tutta francese di chi amalgama i classici dell’epoca d’oro dell’illustrazione con le novità della bande dessinée, un po’ Dulac ed un po’ Herge, e le sue tavole sarebbero state guardate con ammirazione da una nutrita schiatta di disegnatori tra cui spicca per lievità la connazionale Eve Tharlet. Lo stile di Fix si evolse ad ogni albo nella direzione di un segno più sicuro e netto, sempre molto bello, ma meno sfumato ed evocativo di quello del primo Serafino. A quarantaquattro anni di distanza resta immutata la malìa delle sue tavole, dipinte portando il lettore a credere che, realmente, tutta quella fantasia sia uscita di getto dalla matita dell’artista come dalla mente di Serafino, stabilendo per sempre un’identità tra l’autore ed il suo personaggio più riuscito.

 

Il mondo fantastico di Serafino, di Philippe Fix in collaborazione con Janine Ast e Alain Grée, Arnoldo Mondadori editore, 1969, copertina in cartone leggero, spillato, formato in quarto grande, 32 pagine illustrate ad acquerello. (Prima edizione Le merveilleux chef-d’oeuvre de Séraphin, per le Editions des Deux Coqs d’Or, Parigi, 1967).

A questo primo albo seguirono i seguenti:

Serafino contesta Serafino, testo di Alain Grée, idem, 1970, (Séraphin contre Séraphin, 1968).

L’elefante rosa a pallini gialli, testi di Réjane Fix, idem, 1971, (L’Elephant rose à pois d’or, 1970).

Il canguro dalla tasca bucata, testi di Réjane Fix, idem, 1971, (Le kangourou à la poche percée, 1970).

In altro formato Mondadori pubblicò Tre giganti per Giannino, con testi di Harrison David, 1972, cartonato, in quarto. A quanto pare quest’ultimo libro, che conseguì il premio Christopher, venne edito contemporaneamente in America (The book of giant stories) ed in Italia ma non in Francia, dove è apparso solo recentemente.

Tra i vari libri illustrati da Fix ed inediti in Italia figura anche una terza avventura di Serafino intitolata Defense de lire Seraphin, su testi di Alain Grée del 1968.

 

(1)   Lo svizzero Albert Hurter (1883 – 1942) fu uno dei più incredibili disegnatori che lavorarono nel mondo dei cartoni animati. Walt Disney in persona gli diede carta bianca nel disegnare ogni cosa gli passasse per la testa, istituendo così una figura di creativo assoluto, che molto raramente viene contemplata nei lavori di squadra. In particolare riusciva ad umanizzare qualunque oggetto conferendogli vitalità e carattere, e proprio a queste peculiarità sembra abbia pensato Fix nel delineare gli oggetti sopra l’architrave del camino. Ma liquidare Hurter con una nota sarebbe un insulto. Mi riprometto di scrivere un pezzo che analizzi parte del suo immenso lavoro entro breve tempo.

 




Commenti

  1. 01. Easter

    It’s a real pluraese to find someone who can think like that

  2. 02. Giorgio Perlini

    Wonderful! First visitor not Italian. Thanx!!!


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