La libertà di Albert Hurter

He drew as he placed

Hurter0002di Giorgio Perlini

Il grande Walt Disney aveva ben chiaro che la fortuna del suo nome si basava non soltanto sulle sue notevoli capacità imprenditoriali ma anche sull’enorme creatività di molti suoi dipendenti, probabilmente più fantasiosi di lui e sicuramente più dotati di manualità, i quali sarebbero restati anonimi. Per nessuno di questi talenti della matita venivano organizzate mostre o pubblicati cataloghi, nessuno aveva riconoscimenti personali. I tempi non erano pronti. Per l’affermazione del singolo diventava necessario rischiare un percorso in solitaria abbandonando la strada saggia del compenso fisso e della gloria collettiva sotto un unico nome. Solo in anni recenti si è scavato negli archivi della ditta per far luce su certi personaggi, assoluti maestri del disegno dediti con fervore alla produzione di cartoni animati. C’è stata però un’eccezione a questa prassi dell’anonimato.

Nel 1948 l’editore Simon e Schuster manda nelle librerie americane un volume quantomeno bizzarro. scomparso nel 1942. Si intitola He drew as he plaeaced ed è uno sketchbook dell’allora sconosciuto Albert Hurter, artista disneyano scomparso nel 1942. Viene curato da Ted Sears, animatore ed amico di Hurter che riuscì a riunire alcune pagine sparse del suo immenso lavoro. L’ introduzione è affiancata da una breve prefazione di Walt Disney da cui si intuisce il suo rapporto con il collaboratore e l’ammirazione sviscerata per quel maestro, che per tutti nello studio era semplicemente “Albert”. Hurter era nato a Zurigo nel 1883, dunque quando giunse in casa Disney nel 1931, aveva un’età che doppiava di gran lunga la maggior parte dei disegnatori dello staff (lo stesso Walt aveva 29 anni e nutriva rispetto quasi filiale nei confronti dell’artista) ed una lunga esperienza nel campo del disegno in genere, dalla formazione come architetto all’illustrazione pubblicitaria, passando per i cartoni animati di Mutt and Jeff ; ciononostante rimase sempre umile e schivo, anche quando divenne l’art director di Biancaneve ed i sette nani. Evidentemente il titolo del volume fa riferimento all’incarico affidatogli, una consegna di lavoro che ha l’aspetto di una pausa ricreativa, un esortativo più che un imperativo. Ed Hurter, metodico e puntuale si divertiva a disegnare, disegnare, disegnare, e la sua matita sembrava non riuscire a fermarsi finché non era ora di rifare la punta. Dalle testimonianze risulta che era il primo ad arrivare mattiniero agli studi della Disney dove riusciva ad eseguire un minimo di cinquanta bozzetti al giorno. Nelle giornate particolarmente feconde poteva arrivare a cento, usando tutte le tecniche, così spontaneamente, senza mai vantarsi dei risultati e senza dar spettacolo di sé. Solitamente non disegnava qualcosa di prestabilito bensì tutto ciò che gli passava per la mente. Una volta soddisfatto del risultato cominciava la ricerca di qualcosa di nuovo, attratto forse dal percorso creativo e dal superamento delle difficoltà. Pare fosse dotato di memoria fotografica, viaggiava per osservare panorami lontani, prediligeva in particolare la conformazione di certe rocce, ma non prendeva appunti di alcun tipo; poi, settimane o mesi dopo, tornava a frugare nella memoria e risputava fuori tutto quanto travolgendolo con la sua fantasia. Certo sarebbe stato interessante indagare nel cervello di Hurter. Si è molto scritto, recentemente, su Grandville e sul suo Un autre monde, rilevandone le parentele con l’arte delle avanguardie, in particolare il Surrealismo. Io credo che in ogni disegno di Grandville vi siano, a dispetto dell’aspetto surrealista, intenti allegorici difficili da cogliere. Se si cerca la “surrealtà” totale la si trova piuttosto nel libro di Hurter. Un vero catalogo di creature ed oggetti strampalati ottenuti dall’ibridazione di cose inanimate ed esseri viventi, oppure incastonando tra loro parti anatomiche poco conciliabili come dita ed occhi con risultati decisamente inquietanti. Hurter era un visual designer della follia, un artista dalla mente particolarmente feconda e dalla mano straordinariamente veloce, a cui veniva lasciata libertà totale: le sue idee avrebbero fornito materia per nuovi soggetti e sarebbero state ispirazione per altri disegnatori. E Hurter non aveva proprio limiti. Ufficialmente però il suo compito era quello di cercare l’aspetto grafico dei personaggi sui quali erano incentrate le storie. Spesso e volentieri anche il look di certe ambientazioni veniva affidato a lui. Fu lui a definire tutti i protagonisti di Biancaneve, compreso il guardiacaccia – uno dei characters più riusciti – e le figure secondarie del film. A lui si deve l’originale decòr che traspose Pinocchio dalla dimensione toscana del testo collodiano a quella gotico-tirolese del cartone in cui le creazioni di Geppetto trasformano il falegname in un inventore da racconto di Hoffmann. Fantasia è un film pieno zeppo di suggestioni derivate da Hurter e anche Peter Pan e Lilli ed il vagabondo vennero realizzati a partendo da sue idee, e poi portati a termine dopo la sua dipartita. Prima ancora dei lungometraggi Hurter lavorò ad una lunga sequela di Silly Symphonies dove dimostrò la sua inesauribile creatività (*). Nel libro in questione, che propone settecento bozzetti delle migliaia che produsse e che sono andate disperse tra i vari settori degli studios dove venivano fatti circolare affinché tutti potessero goderne, fanno bella mostra mani monocole con incarichi di barbieria, balletti di spaventapasseri, sciapodi ubriachi guidati da un bulbo oculare come testa, zucche dalle velleità canoro-carnivore, guerrieri muniti di un solo braccio e con la testa inserita direttamente nella gamba di legno, pirati panzoni che si grattano le ascelle e stringono le pistole coi piedi, giganti mitologici dall’aria tonta addobbati con corazza alla greca, teste mozzate di gorgoni, creature mitologiche nate unendo minotauro, centauro e coccodrillo, demoni ridanciani, deità marine intente a curiosare tra i relitti. Ci sono anche degli schizzi realizzati in ospedale nei suoi ultimi giorni di vita, come la mummia che fuma la pipa dal cui bendaggio sbucano due periscopi da sottomarino. Quando Hurter non aveva la possibilità di sbizzarrirsi con il singolo soggetto, allora ridicolizzava le circostanze della relazione; cioè, se doveva visualizzare dei “semplici” maialini introduceva dietro di essi la maga Circe che ride a crepapelle, se doveva disegnare un drago “classico” allora gli piazzava davanti un cavaliere che gli fa un pistolotto. Alcune tavole dedicate agli spaventapasseri diventano l’occasione per rivelare come il soggetto più rigido che si riesca ad immaginare possa trasformarsi nel protagonista di un manuale di inimmaginabili movimenti da contorsionista. Chi sfoglia il libro si ritrova sorpreso ad ogni pagina. Senza mai dimenticare l’aspetto divertente del soggetto traspare una dimensione oscura che mette in relazione Hurter con Jeronimus Bosch e i suoi cosiddetti “grilli”. Hurter reinventa quell’immaginario medievale col segno dinamico e curvilineo del cartone anni Trenta. Circa l’innegabile dark side si tenga presente che in ogni cartone disneyano c’è un momento particolarmente drammatico in cui il male sembra vicino alla vittoria. Hurter fu appunto l’artefice delle fattezze della strega e del suo specchio e prima ancora, nel 1934, del Mefistofele (Pluto in originale) della Silly Symphony intitolata The Goddess of Spring (**) e del suo entourage sulfureo. Ora, il fatto veramente surreale è che un libro così sia il frutto di un disegnatore di cartoni animati, per giunta assunto dalla ditta i cui prodotti sono considerati il massimo dell’entertainment familiare, dunque del politicamente corretto.

Col tempo altri disegnatori quali Ferdinand Horvath, Gustaf Tenggren, David Hall, Eyvind Earle, Marc Davis, Mary Blair avrebbero trovato riconoscimento. Il libro su Hurter fu un inizio e rappresenta ancora la più ricca monografia nel campo. Quella che ha piazzato nell’immaginario degli appassionati la figura di Disney che passa in rassegna il lavoro sui tavoli dei disegnatori, discute, impartisce ordini, giudica, dà consigli, approva, esprime dubbi; poi giunto alla scrivania di Hurter dice: “Straordinario, Albert. Continua pure a disegnare quello che ti pare.”

(*) Hurter fu anche colui che nel 1934 diede a Paperino il suo primo look, quello col becco lungo, nel cartone La gallinella saggia (Wise little hen).

(**) Per altre notizie su Albert Hurter e sul citato cortometraggio The Goddess of Spring si rimanda all’articolo Ancora sui disegni di produzione Disney. Tre immagini che coinvolgono il maestro Albert Hurter nella sezione Ritagli del presente sito.

 

He drew as he pleased – A Sketchbook by Albert Hurter700 of his inspirational dravings created for the Walt Disney Studio, a cura di Ted Sears, Simon and Schuster editori, 1948, cartonato con sovraccoperta riproducente alcuni disegni delle pagine interne, formato in quarto, 143 pagine numerate, illustrato in bianco e nero e con una tavola in bluette.




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