L’ani-malìa di Edwin Noble

Realismo ed interpretazione: una poetica degli opposti?

cover1 di Giorgio Perlini

Sono sempre stato convinto che ogni artista dia il massimo quando viene lasciato libero di scatenare la fantasia. Effettivamente la storia dell’illustrazione – ma anche quella del fumetto e quella della pittura – è zeppa di disegnatori che trovano grande soddisfazione nel disegnare soggetti inesistenti o nel deformare quelli reali secondo i dettami sempre diversi del grottesco. Ma c’è una categoria di disegnatori legata al reale, che lavora con zelo alla rappresentazione pressoché oggettiva del mondo: cammina sul filo del rasoio rischiando l’impersonalità che porta alla non-arte, alla banalità della riproduzione senza elaborazione stilistica. Proprio per aver scelto di operare pressati da questa difficoltà tali disegnatori sono forse da considerare tra i più bravi. Può anche darsi che costoro si trovino a loro agio nel campo del concreto, ma mi sembra che questa strada sia comunque la più faticosa e a loro va tutta la mia stima. Parlo, per esempio, degli illustratori di libri scientifici o di storia naturale; l’ambito è tanto vasto quanto pressoché nulla la gloria riservata ai suoi operatori, gloria che spetta agli illustratori letterari, specie quelli di racconti d’ambito fantastico. Eppure alcuni di loro sono riusciti nell’impresa di restituire la realtà aggiungendo il valore della bellezza che è proprio dell’arte; ci sono riusciti attraverso l’invenzione di uno stile originale che pure non tradisce né snatura i soggetti.

Tra questi semisconosciuti c’è Edwin Noble, illustratore animalista che seppe fondere una visione fotografica dell’anatomia, delle pose e della dinamica dei soggetti con l’eleganza dello stile floreale.

Su John Edwin Noble sembra non esistere una biografia. Si sa che nacque nel 1876 e morì nel 1941 e che frequentò tre scuole d’arte, poi divenne insegnante di anatomia animale artistica alla scuola di arti applicate del quartiere londinese di Camberwell. Durante la prima guerra mondiale prestò servizio come sergente nel corpo veterinario dell’esercito inglese e divenne uno degli artisti ufficiali dell’esercito di Sua Maestà. Alla fine della guerra venne celebrato con importanti mostre fino a pochi anni prima della scomparsa. Eppure, oggi, gli onori sono terminati e nessuno sembra ricordarsi di lui, nonostante sia ancora in circolazione la ristampa di un suo ottimo manuale.

La prima opera nota di Noble è The dog lover’s book, del 1910, scritto da lui stesso ma stilisticamente non uniforme, lavoro in cui l’artista è alla ricerca della strada giusta, a cui seguirono: Camp-fire tales (1912), le Favole di La fontaine,  poi Legends of animal far and near, scritto da Rose Yeatman Woolf (editore Raphael Tuck & sons Ltd.), Helpers without hands, 1914, scritto da Gladys Davidson, Aesop’s fables nel 1915. Fu poi la volta di Our friends at the farm, con dodici illustrazioni a colori del nostro, nel 1920, e The twelve sisters and other stories, scritto da Carl Ewald nel 1923.

Tra le molte pubblicazioni la più celebre è, a ragione, The Animal Why Book,  che tratta degli animali domestici; venne seguito, dato il successo dell’opera, da un secondo volume meno noto ma altrettanto affascinante, Pads, Paws & Claws, dedicato ai ben più spettacolari animali selvaggi, per i quali Noble si recò a studiare al giardino zoologico (si osservino le pose delle giraffe, impossibili da conoscere senza un’osservazione diretta). Gli animali di Noble, copiati dal vero o comunque realizzati dopo una accurata documentazione, si caratterizzano per un forte realismo ma sono contornati da una spessa linea nera che fornisce loro una stilizzazione grafica nuova e che rivela la conoscenza dell’opera grafica di William Nicholson e Giorgio Kienerk. Ancor più che in questi due artisti in Noble quella marcatura si piega alle esigenze del disegno e nonostante la sua larghezza lascia intatta la spontaneità delle figure, colte con una freschezza raggiungibile di solito soltanto con un segno sottile, graffiato, aperto. La linea di contorno, come del resto tutte le linee che danno forma ad un disegno, non esiste nella realtà; le linee sono degli elementi convenzionali che fondano la disciplina del disegno, in parte dovute all’istinto dell’artista ed in parte connaturate alla costituzione della matita. Dovendo l’artista realista cercare la mimesi con la natura egli dovrebbe impegnarsi nel non usarle, o almeno nasconderle, coprendole con il colore e con il chiaroscuro. Noble al contrario le esalta marcandole, conferendo ai suoi animali l’aspetto di protagonisti importanti, ribadendo l’antico binomio secondo cui le immagini sono costituite da soggetti, le cosiddette figure, e ciò che resta dietro di essi, cioè lo sfondo. Eppure Noble mostra gli animali cogliendone attimi particolari, e tenta anche di suggerire in modo sintetico ma efficace l’ambiente in cui si trovano; è così che sulla copertina di The Animal Why Book un gatto entra attraverso la staccionata a curiosare sull’allattamento dei cuccioli da parte della mamma cagna, il cervo bramisce alla luna offuscata da un cielo nebbioso, le capre proiettano, sotto ad un sole mediterraneo, le loro silhouette nerissime contro il muro della fattoria, mentre i lupi, in climi più nordici, macchiano la neve con ombre di molteplici variazioni di grigio. Allo stesso modo Pads, Paws & Claws mostra in copertina l’imbattersi nella giungla di due leopardi con un coccodrillo, e l’immagine anticipa uno scontro feroce; nelle pagine interne una tigre viene dipinta in due momenti opposti, la calma dell’abbeveraggio e la foga dell’assalto al bufalo in mezzo alla polvere, degna della pittura di Eugene Delacroix, i formichieri infilano la lingua in termitai dai colori surriscaldati, mentre i leoni marini nuotano in mezzo ad onde schiumate, di tonalità glaciali. Per entrambi i libri si scelse di inserire due immagini tipped-in (1) per ogni pagina illustrata, trovata grafica bella e originale. I due riquadri infatti sono di formato diverso, uno quasi quadrato e l’altro rettangolare stretto, di taglio panoramico, anche se il soggetto non sempre è inquadrato da lontano; Noble infatti risulta molto efficace nelle inquadrature strette, tra le quali spicca per novità quella della lontra col muso a fior d’acqua. La figura con le scimmie penzolanti a testa in giù venne editorialmente incollata sottosopra (in questa sede è stata riprodotta capovolta per raddrizzarla) su quasi tutte le copie del libro per errata interpretazione dell’addetto rilegatore. Le cromie sono sempre spettacolari, merito della tecnica cromolitografica (2). Gli habitat, dicevamo, vengono appena indicati con nette macchie di colore ma l’illusione è perfetta, come se fossero dipinti nei dettagli. Noble è bravissimo anche nel disegno al tratto ed ogni capitolo viene aperto con delle testatine in un blu scuro, quasi nero, nelle quali gli animali risultano tratteggiati con insuperata maestria. L’artista riesce a far sì che quelle creature, così vive, esercitino un fascino sul lettore pari a quello esercitato dalle figure dei personaggi dei romanzi ad opera degli illustratori più celebri, come Peter Pan ed Alice dipinti due o tre anni prima da Arthur Rackham, o i bambini fatati dei tanti libri di Charles Robinson.

Con questi due volumi Noble raggiunse l’apice della creatività, poi ridiscese la china, colpa dei tempi e delle mode; il Liberty dopo il secondo decennio del Novecento era al tramonto e l’artista, che in quello stile aveva cercato e trovato un perfetto grado d’espressione, dovette adattare la sua mano alle nuove tendenze, più moderne ma graficamente meno interessanti. Le illustrazioni da lui realizzate negli anni Venti e Trenta risultano molto realistiche ma anche poco personali, senza stilizzazione alcuna. Incastrato nella logica del libro didattico d’ambito naturalistico venne costretto ad eliminare quella cifra estetica che rendeva i suoi disegni modelli di grazia e contemporaneamente d’espressività.

Prima di scomparire però, come testamento d’amore verso gli animali, lasciò in eredità a tutti gli artisti interessati Animal drawing and anatomy , bellissimo manuale scritto e disegnato nel 1928, ristampato numerose volte poiché mai invecchiato, dove energia e freschezza esecutiva sprizzano da ognuno dei 233 disegni contenuti. Con questo libro Noble riscattò la sua abbandonata originalità e si confermò uno tra i più grandi illustratori naturalisti di sempre.

 

 

The Animal Why Book, written by W.P.Pycraft, pictures by Edwin Noble, Wells Gardner, Darton &Co, 1909, formato in quarto rilegato in mezzatela con immagine applicata in copertina, testatine e finalini in blu scuro, 32 immagini applicate su fondo marrone.

Pads, Paws & Claws, written by W.P.Pycraft, pictures by Edwin Noble, Wells Gardner, Darton &Co, 1911, formato in quarto rilegato in mezzatela con immagine applicata in copertina, testatine e finalini in blu scuro, 32 immagini applicate su fondo marrone.

 

(1)    per la metodologia tipped-in si veda l’articolo “Willy Pogany, creatore di libri” nella sezione “Grammatura pesante” del sito.

(2) per un approfondimento tecnico si veda l’articolo “Figurine profumate di malto” nella sezione “Pergamene” del sito.




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