L’ossessione meccanica di Guy Sabran

I Casseboufigue, i Cornebuse e le loro chiavi inglesi

DSC_0028di Giorgio Perlini

Alcuni anni fa, quando ero sulle tracce dell’opera di Francoise Calvo La bete est mort! – La guerre mondiale chez les animaux (1) non immaginavo che la ricerca mi riservasse altri incontri sorprendenti. La casa editrice di Calvo negli anni tra il 1944 ed il 1946 mandò infatti alle stampe quattro vivacissimi albi, avventure per ragazzi elaborate con molta fantasia ed un gusto decisamente personale da uno scrittore/illustratore di nome Guy Sabran. Mi procurai quanto prima i suddetti libri ma pur avendo scattato da tempo le fotografie da inserire nell’articolo, preso da altri lavori, non trovai mai modo di scrivere il pezzo; è giunto ora il momento di rendere tributo a questo personaggio, quasi dimenticato dai Francesi e per noi Italiani totalmente sconosciuto.

Guy Sabran (1902 – 1984) è autore francese di una numerosa serie di libri per ragazzi, alcuni dei quali realizzati in coppia con il fratello scrittore Jean-Marie-Edmond, noto con lo pseudonimo di Paul Berna. Tra gli anni Venti e Trenta Guy lavora per riviste di turismo ed automobili, esegue molte copertine ma anche illustrazioni varie, mettendo a punto uno stile netto ed elegante, da disegnatore tecnico che deve confrontarsi con moda e pubblicità. E’ in questo periodo che si sviluppa in lui una propensione alla ricerca dell’aspetto scientifico del mondo e della società. L’acquerello gli consente la giusta leggerezza e se in questo primo periodo i toni sono tenui e limitati, nella produzione successiva la gamma cromatica si moltiplica e diventa decisamente accesa, più adatta ad un pubblico di giovanissimi. Le tematiche sviluppate nei suoi volumi per ragazzi spaziano dallo storico al favolistico ma l’ambito dove l’illustratore raggiunge il vertice è quello della fantascienza; non intesa nella sola proiezione del futuro -anzi, le storie narrate si svolgono nel presente- ma nella convivenza di forme di vita ancestrali e tecnologia quasi steam-punk, in un contesto d’avventura i cui protagonisti sono poco più che bambini.

I libri in questione, incentrati sulle peripezie di tre intraprendenti fratelli, sono Les 119 coupes des fils de Casseboufigue (1944), Les vacances fantastiques des fils de Casseboufigue (1946), Les Casseboufigue en Afrique (1946). Tra i primi due si inserisce Cornebuse & Cie (1945), in cui si racconta l’avventura di altri fratelli, i Cornebuse, i quali, dopo varie ricognizioni e rimasti a secco su di un’isola sperduta, vengono recuperati dal dirigibile dei Casseboufigue, creando un divertente cross-over narrativo. Lucas e Tony Cornebuse, di 13 e 10 anni, figli dell’industriale della “Cycles et Motocycles Cornebuse”, abitano in un non specificato paese del quale si dice che i bambini sappiano pilotare gli aerei così come in Francia vanno in bicicletta. Infatti vi si tiene l’esposizione permanente “Paradiso della meccanica infantile”, riservata ai minori di 15 anni. I due fratelli sono anche abili meccanici in grado di costruire bizzarri aeroplani che destano l’interesse dell’intero modo scientifico. Sebbene non venga citata espressamente la guerra da poco conclusa (l’albo riporta la data dell’ottobre 1945) le avventure dei ragazzi hanno un sapore patriottico e colonialistico che permea tutti e quattro gli albi. Alla fine di questa avventura i due fratelli diventano staffette delle forze aeree, con l’augurio di una bella e gloriosa carriera nell’aviazione. La battaglia più accanita avviene contro un mostruoso stormo di pesci volanti, disegnato in pagina doppia e scelto anche per la tavola copertina. E sull’efficacia delle copertine non vi è dubbio, in quanto appaiono veramente splendide, in particolare le due fotografate per questo articolo, spettacolari nel loro terrore stemperato dal segno comico che è d’uopo negli albi per la gioventù. Anche fra i tre Casseboufigue ce ne è uno, Gilles, con il pallino della meccanica. L’autore si serve del personaggio per dar sfogo al suo desiderio di disegnare macchinari volanti/anfibi che diventano i veri protagonisti di queste avventure. Hanno un irresistibile aspetto antropomorfo e tozzo, assomigliano a balenotteri, e la loro esibita pesantezza rende più affascinate il mistero di un volo agile ed acrobatico. Sfogliando i libri salta agli occhi una somiglianza con certe scelte stilistiche codificate dai fumetti di Hergé; in effetti i due disegnatori sono nati a pochi anni di distanza ed hanno anche realizzato opere molto vicine nello spirito generale: per esempio entrambi creano, negli anni Cinquanta, una serie di albi molto dettagliati dedicati ai mezzi di locomozione, Hergé per l’editore Castermann e Sabran per Champrosay. E’ innegabile che Sabran si sia ispirato al più famoso collega per la definizione di alcuni dei ragazzi Casseboufigue, uno dei quali guarda caso si chiama Tintin; ce ne è anche uno (Roby) vestito come lui, cappello tipo coppola e pantaloni alla zuava. Perfino il cagnolino dei Cornebuse sembra Milou (l’inseparabile cane di Tintin) con qualche macchia di pelo nero. La famosa “linea chiara” però, fondamentale per l’intera opera di Hergé, subisce una personale deviazione che la porta ad essere applicata ai soli personaggi, tra l’altro con un’accentuazione di spigoli che ha vecchio sapore art déco e che è scemata nei fumetti di Tintin, specie quelli più maturi. Gli sfondi sono invece ricchi di particolari e decisamente vivaci nella colorazione, con accostamenti anche azzardati ma ottenuti attraverso passaggi graduali, con l’effetto singolare di scavalcare di importanza gli stessi protagonisti. Negli ultimi due albi viene prestata attenzione all’incastro di testo e disegni e la composizione della pagina si anima invitando alla lettura. In certi casi il testo si avvicina troppo ai margini delle immagini ma sono sempre queste ultime a predominare. Le creazioni fantascientifiche di Sabran non si limitano a questi quattro albi; vanno infatti citati anche La Croisière du Nébulor-fusée atomiques, Nous irons à Lunaterra e Le continent du ciel, gli ultimi due dei quali scritti da suo fratello.

Così come Sabran si è lasciato influenzare da altri, le sue tavole sono divenute modelli, magari ignorandone l’autore, per molti disegnatori di fumetti –ma anche cineasti- che vi si sono imbattuti. Egli viene infatti menzionato (almeno in patria qualcuno che se ne ricorda c’è) nel dizionario del sito Alta Plana – Encyclopédie impossible et infinie du monde créé par Schuiten &Peeters, i cui curatori sono autori, ben noti anche in Italia, di una serie di opere meravigliose concepite intorno all’idea dell’utopia architettonica ed urbanistica.

(1) L’opera è descritta nell’articolo “Francoise Calvo e l’orribile vivacità della guerra” nella sezione “Filigrane” di questo sito.

Guy Sabran, Les 119 coupes des fils de Casseboufigue, Editions G.P, 1944, cartonato in quarto.

Guy Sabran, Cornebuse & Cie, Editions G.P, 1945, cartonato in quarto.

Guy Sabran, Les vacances fantastiques des fils de Casseboufigue, Editions G.P, 1946, cartonato in quarto

Guy Sabran, Les Casseboufigue en Afrique , Editions G.P, 1946, cartonato in quarto




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