Quando l’horror a fumetti era cosa per pochi (e quasi tutti al di là dell’oceano). Parte seconda

I poster della più celebre coppia del fumetto horror, Uncle Creepy e Cousine Eerie

uncle1  di Giorgio Perlini

Quando il fumetto capì le straordinarie potenzialità dell’horror molte icone del genere erano già state elaborate in campo cinematografico. Frankenstein e tutte le altre creature della Universal, seppure di lontana origine letteraria, si erano piazzate nella memoria mondiale con le effigi create da Hollywood, soprattutto grazie al lavoro di un truccatore straordinario chiamato jack Pierce. Il fumetto non poté che copiare, o al massimo ispirarsi. Ma ci sono alcuni personaggi autoctoni che hanno varcato il limite dei comics secondo un percorso inverso che li ha portati dalla carta alla pellicola. Il più celebre è senza dubbio Uncle Creepy, cicerone della pelle d’oca degli anni Sessanta del Novecento. Le sue fattezze si debbono ad un gruppo di disegnatori tra i quali spicca Jack Davis, che lo tenne a battesimo sulla copertina del primo numero di Creepy. Lo raffigurò come un vecchio parente maligno e bonaccione al tempo stesso, che se ne sta in ciabatte a leggere storie del brivido ad un crocchio di mostri raccolti, così sembrerebbe suggerire la scena, vicino al caminetto. Uncle Creepy venne seguito due anni dopo da Cousine Eerie, per contrasto basso e tondeggiante, ben fornito di capelli lucidi a rimpiazzare la quasi totale calvizie dell’altro. Davis, su suggerimento dell’editore Russ Jones, per continuità col fumetto horror degli anni Cinquanta riprese l’idea di far introdurre ogni storia da un presentatore che ne avrebbe anche commentato il finale; nelle celebri e defunte riviste E.C. figuravano the Crypt-Keeper, the Vault-Keeper e the Old Witch. Così una creatura femminile sembrò d’obbligo anche nei nuovi fumetti Warren, anzi una rivista venne proprio intestata a lei ma le sue caratteristiche fisiche cambiarono radicalmente. Si chiamò Vampirella, e fu un prototipo di bellezza sexy in contesti mostruosi; le storie restarono classiche, niente di particolarmente osé, tranne le fattezze dell’eroina, a stento contenute in uno striminzito costume rosso abbinato a stivali di pelle col tacco a spillo. Queste guide per aldilà fanno parte ancora oggi della galleria delle maschere dell’orrore non solo grazie alle storie a fumetti ma anche ai molti prodotti che riproducono le loro fattezze, tra cui due bellissimi poster del 1973 (*) ed una bella serie televisiva (Tales from the Crypt, proprio come la storica testata del 1950) per la quale vennero coinvolti registi celebri ed attori importanti.

I poster vennero affidati a Manuel Perez Clemente, noto come Sanjulian, artista spagnolo di stile realista ma con predilezione di tematiche fantasy. La novità fu l’introduzione del colore per figure solitamente disegnate in bianco e nero, a parte qualche apparizione in copertina. Sanjulian dipinse i due protagonisti con una tecnica tradizionale riservata alle opere alte, l’olio su tela, conferendo ai grotteschi anfitrioni una insolita decadente nobiltà. Si pensò però, forse per non perdere del tutto il riferimento coi loro natali di cellulosa, di stamparli scontornati su campitura bianca, e del resto anche gli originali erano stati dipinti con sfondo bianco. Un fondale scuro li avrebbe resi paradossalmente più innovativi trasportandoli indietro, nella dimensione del museo, o meglio delle pareti del castello dove sono appesi i ritratti degli avi. Quel bianco comunque è piacevole e fa spiccare le variazioni cromatiche con cui l’epidermide trascolora dal rosso al verde.

Fu così che Sanjulian, illustratore sicuramente dotato ma non particolarmente originale, inserito senza rinnovamento in una certa tradizione fumettistico-pittorica, consegnò inaspettatamente con questi due ritratti il suo capolavoro. Pur operando su personaggi dall’iconografia già formata egli ebbe il ruolo di cristallizzare in modo definitivo quei caratteri che risentivano delle variazioni stilistiche dei disegnatori che con essi si cimentavano, portandone l’effige ad un livello espressivo massimo, tanto che chiunque conosca Uncle Creepy o Cousine Eerie se li ricorda principalmente per i due manifesti lasciati dall’artista. Quell’apparizione di dimensioni ben superiori al formato magazine traslò le due creature dal ruolo di presentatori a quello di guest star dell’horror.

I due manifesti vennero editi da Warren su carta semilucida, in formato cm70 x 50.

(*) Vampirella già nel 1972 aveva avuto il suo manifesto (alto circa due metri), disegnato da Pepe Gonzales. Fu l’unico poster distribuito anche in Italia, almeno in linea teorica: risulta infatti sul catalogo della Milano Libri del 1978 (in vendita a 3500 Lire) ma lo stesso catalogo ne omette il numero di serie con cui richiederlo, ben visibile per tutti gli altri articoli. Due anni dopo Sanjulian ritrasse l’eroina per un altro manifesto, in atteggiamento più sensuale.




Commenti

  1. 01. Diego Bosco

    Il richiamo agli EC è evidente x lo stile… E a qsto punto mi viene 1 dubbio! Ke le pitture ad olio siano realizzate su disegni di Jack Davis?

  2. 02. Giorgio Perlini

    Non credo Diego, il fatto è che Davis aveva già visualizzato i due personaggi.


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