Robin Williams Wood e la Flornithology

Lo scienziato che non si prendeva sul serio

cover1di Giorgio Perlini

Non è bastata la fotografia della linguaccia di Einstein a convincere il mondo che gli scienziati siano persone in grado di scherzare, scrivere storielle per bambini, trasformarsi in mimi per far ridere i nipoti. Il mondo continua ad immaginarseli curvi all’interno dei laboratori, con la deroga della libera uscita solo per recarsi ai congressi (con l’abito stropicciato di chi è stato abbandonato dalla consorte perché piuttosto che perdere tempo a rincasare s’addormenta sul tavolo dei microscopi). Allora qualcuno, sfruttando i mass-media e la tendenza alla divulgazione scientifica si sta inventando la figura della tv-science-star, ma i risultati sono piuttosto imbarazzanti, il pensiero scientifico mal si adatta ai parametri dell’apparenza a tutti i costi. Forse sarebbe meglio ritornare sulla strada tradizionale, l’editoria, prendendo magari spunto da alcuni illustri precedenti.

How to tell the birds from the flowersThe Crow, The Crocus ed Animal Analogues – The Puss, The Octo-pus sono due curiosi libretti, editi rispettivamente nel 1907 e 1908. Il primo si auto dichiarò un manuale di flornithology – che potremmo tradurre con ornitologia botanica – per principianti, l’altro non ebbe bisogno di presentazioni in quanto riporta di essere opera dell’autore del precedente, evidentemente edito con successo. Si presentano come pubblicazioni dell’aspetto un po’ artigianale, stampate su carta non particolarmente pregiata. Entrambi sono caratterizzati da disegnini che corredano poesie scritte con un font non tipografico, dovuto alla mano dell’autore. Possiamo dirlo apertamente: le immagini di questi due libretti sono brutte. Intriganti sì, ma brutte; il motivo è che non sono state realizzate da un pittore bensì da un fisico. Si chiamava Robin Williams Wood, era nato nel 1868 in Massachusetts, studiava le radiazioni infrarosse ed ultraviolette ed è l’inventore della lampada a luce nera che porta giusto il suo nome. Come Einstein doveva anche essere uno spirito allegro e decise di portare un contributo follemente ironico agli studi nel campo della biologia e dell’evoluzione delle specie. Cosciente delle sue scarse doti di disegnatore, invece che coinvolgere un artista vero preferì sfruttare certe sue inabilità per creare qualcosa di molto originale.

In How to tell the birds from the flowers lo scienziato accosta alcune immagini di uccelli ad altre di piante mostrando i soggetti come pressoché indistinguibili e poi fornisce con brevi componimenti poetici una chiave surreale per la distinzione tra i due. L’opera si pone come ibrido tra uno sberleffo alle teorie dell’evoluzione, un falso saggio scientifico, un pamphlet sulle teorie della percezione ed un puro divertissement poetico.

A pagina 1 troviamo una poesia introduttiva. La traduco liberamente, sono consapevole del tradimento relativo alle rime e ai giochi di parole, ma non mi sento particolarmente in colpa, non mi pare di riscontrare in Wood dell’autentico genio poetico.

L’uccello e la Bardana.

Chi non ha mai ascoltato,

Della bardana e dell’uccello?

E ancora di come molto ma molto poco,

Si distingua l’una dall’altro,

Tuttavia neanche Mr. Burbank  può

Trasformare un uccello in una pianta!

Per comprendere i versi può essere utile specificare che la bardana è una pianta erbacea, scelta nella poesia per l’assonanza tra il vocabolo inglese che la indica, burdock, abbreviato in burr, e la parola bird, uccello. E’ anche necessario sapere che Luther Burbank – il cui cognome richiama i due vocaboli in questione – è un botanico americano (1849 – 1926) che con i suoi esperimenti giunse a creare ben ottocento varietà di piante, alcune delle quali prendono nome da lui.

Nell’ ultima pagina del libercolo troviamo invece questi versi:

Apologia dell’Autore

Nessuno è infallibilmente in grado

Di riconoscere un vegetale,

Alcuni si lasciano guidare dalla tradizione,

Mentre altri ricorrono al loro istinto,

E allo stesso modo io non ho pretese

Di avere altro oltre al buon senso;

Certamente queste strane omologie

Sono per lo più ornitologia botanica,

Ed io ho liberamente disegnato a partire

Dal lavoro di Gray e di Audubon,

Evitando la preoccupazione dei frequenti abbagli

Di coloro che studiano le meraviglie della Natura.

E’ noto che le opere dei due studiosi che Wood tira in ballo sono celebri, oltre che per la loro mole, per lo straordinario apparato iconografico, dunque l’ironia che consegue nel confronto con i disegnini dilettanteschi dei libelli di Wood è notevole. Henry Gray per le tavole di Anatomy si affidò nel 1858 ad Henry Vandyke Carter, il quale svolse un lavoro così accurato che il testo in questione è stato la base dello studio anatomico umano per medici di almeno cinque generazioni. Dal canto suo John James Audubon fu, oltre che grande ornitologo, un eccelso disegnatore (gli fu maestro Jacques-Louis David). Il suo Birds of America, per la cui realizzazione impiegò ben dodici anni – dal 1827 al 1839 – è considerato uno dei più preziosi libri del mondo. Venne realizzato nel formato gigante di un metro per settanta centimetri e le incisioni di Robert Havell Jr., tutte ricavate da disegni di Audubon, furono dipinte singolarmente a mano. Si pensi che l’ultima copia disponibile del libro ha raggiunto recentemente gli otto milioni di dollari ad una asta londinese.

Anche stavolta partiamo dalla prima poesia:

The Bee. The Beet. The Beetle.

Il buon Mr. Darwin una volta sostenne

Che i coleotteri discendessero dalle api;

E come le mie immagini mostrano, io penso,

La barbabietola dev’essere l’anello mancante.

La barbabietola da zucchero e l’ape da miele

Forniscono il pedigree del coleottero:

La famiglia è ora completa,

L’ape, il coleottero e la barbabietola.

 

Come chiosa troviamo questi versi:

Appendice dell’Autore e non solo

Se avete letto le mie parole iniziali,

Ed imparato a riconoscere gli uccelli,

E come distinguerli dai fiori,

E conoscere queste Analogie tra le nostre,

Voi non sarete mai fuorviati

Da Darwin, Audubon o Gray,

Le cui opere, sebbene considerate classici,

Hanno il sapore di qualcosa di preistorico.

Il vostro lavoro è appena iniziato,

Mentre il mio, sono lieto di annunciare, è compiuto.

A voi il campo che io lascio sgombro,

Rovescio il mio inchiostro, e scompaio!

Tornano dunque Audubon e Gray ma in compagnia di Charles Darwin. Quando questo libretto vide la luce, L’origine della specie – edito nel 1859 – era ormai una pietra miliare ma le polemiche in proposito sempre accese. Wood si diverte a gettare benzina sul fuoco, o meglio ancora, ad ingarbugliare la situazione suggerendo con i suoi disegnini delle insospettabili parentele tra animali e vegetali. I pochi che si sono addentrati dell’analisi delle poesie di Wood hanno proposto, probabilmente partendo dal verso This is a saw-did Nature fake del componimento The Yellow-Hammer, The Saw Fish, che queste possano essere ricondotte all’interno della polemica intorno ai cosiddetti Nature fakers. In effetti negli anni di questi libelli si sviluppò un acceso dibattito relativo a certi scrittori che narravano storie della fauna con spirito tardo romantico, attribuendo agli animali caratteri che ne mettevano in evidenza il sentimento o l’intelligenza, avvicinandoli molto agli esseri umani. Gli scienziati naturalisti contestarono quei racconti trovandoli fuorvianti e poco formativi per i giovani lettori a cui si rivolgevano. Ma Wood sembra in verità poco determinato nel voler sostenere una tesi, bensì si diverte a scherzare sulla scienza partendo però dalla grammatica, anzi, dalla fonetica. L’ispirazione dei suoi versi non viene dalle presunte similitudini tra l’aspetto delle creature mostrate, piuttosto da quelle proprie del suono e dalla scrittura dei nomi delle stesse. Poi, in base a questi accoppiamenti, lo scienziato piega le sembianze di animali e piante fino a renderli sovrapponibili. Credo dunque che la vera fonte ispiratrice di Wood sia da ricercare in ambito diverso da quello scientifico; il poeta londinese Edward Lear, ritenuto l’inventore di quel componimento – tanto caro ai bambini anglosassoni – detto limerick, nel 1871 mandò alle stampe Nonsense Botany, in cui i disegnini assurdi con cui era solito corredare i suoi versi mostravano giusto bizzarre specie botaniche, alcune delle quali producevano animali, altre generavano oggetti di uso domestico quali teiere, poltrone o forchette. Pur non seguendo la metrica rigida del limerick i versi di Wood, quasi sempre in rima baciata, richiamano fortemente le filastrocche di Lear. In barba ad ogni diatriba filosofico-scientifica e a tutti i tentativi di classificazione sembra proprio che l’unico movente dello scienziato fosse quello, irresistibile, del gioco.

 

 

How to tell the birds from the flowersThe Crow, The Crocus, di Robin Williams Wood, edito da Paul Elder and Company – San Francisco and New York, 1907, cartonato, formato in ottavo, 28 pagine numerate, illustrato in bianco e nero. Il libro riporta curiosamente in copertina la dicitura “Nature Series N°23”.

Animal Analogues  – The Puss, The Octo-pus, idem ma 1908.    La fantomatica dicitura in copertina diventa “Denatured Series N°24”.

 

 




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