Le spille del Giornalino della domenica

Orgoglio d'ottone

spillagiornalinorestauro di Giorgio Perlini

Il giornalino della Domenica è stato la più entusiasmante rivista italiana per bambini. Edito da Enrico Bemporad e diretto da Vamba, al secolo Luigi Bertelli, ebbe la sua prima stagione dal 24 Giugno 1906 al 23 Luglio 1911, poi riprese col finire della guerra dal 22 Dicembre 1918 e continuò fino alla morte di Vamba, avvenuta il 27 Novembre 1920. Vivrà anche un’ultima, travagliata stagione dal 6 Marzo 1921 al 3 Luglio 1927, durante la quale cambierà editore, collaboratori, veste tipografica e purtroppo anche qualità. Dal 1908 subì la concorrenza del Corriere dei Piccoli, che aveva dalla sua la solidità economica del colosso Corriere della sera che permise di mantenere un basso prezzo di vendita (10 lire contro le 25 del Giornalino), oltre al fatto che il Corrierino scelse un taglio spensierato, adatto anche ai piccolissimi, centrato sull’intrattenimento visivo attraverso disegni che prevalevano sui testi.

La forza de Il giornalino della Domenica risiedeva invece nell’ideale patriottico del direttore e nella sua volontà di comunicarlo ai ragazzini – insieme ai principi di solidarietà, fratellanza ed impegno civile – attraverso opere letterarie e grafiche moderne e di grande pregio artistico. Bisognava “Accendere e tener viva sempre nel cuore dei piccoli lettori la fiamma degli eterni ideali per la Patria e per la Umanità, non con la vana retorica di frasi fatte, ma con la forza che viene dalla sincerità dell’accento di chi comunica affetti profondamente sentiti; e sopra tutto schiudere l’anima delle giovani generazioni alla religione del Dovere che affratella tutti i buoni e i giusti di tutti i tempi e di tutti i luoghi; (…) adornare gli scritti con riproduzioni e illustrazioni che non offendano – come spesso purtroppo accade – il gusto estetico con figure mal disegnate e peggio colorate (…)” come sostenuto dal decalogo programmatico di Vamba. L’impresa riuscì non solo per il carisma del direttore ma anche grazie all’intervento di menti illuminate appartenenti a diversi campi culturali, tra cui vale ricordare Pascoli, Slataper, Serao, Salgari, De Amicis, Trilussa, Ojetti, Testoni, Moretti, Sartorio, per i contributi letterari, Dudovich, Scarpelli, Finozzi, Yambo per quelli grafico-artistici, Mantegazza per quelli scientifici, Mascagni per quelli musicali; l’entusiasmo del giovane pubblico fu tale che oltre ad un continuo scambio di opinioni ed iniziative sulle pagine apposite, si venne a creare una sorta di Stato giornalinesco, con tanto di governo ed esercito, finché il giornalino divenne un fenomeno di costume diffuso in tutta l’Italia compresi territori irredenti, dove l’attivismo degli associati era particolarmente fervido; certo era un fenomeno relativo principalmente alla classe borghese ma gli stessi membri fecero in modo di estenderlo, secondo la volontà della guida spirituale, anche ai meno abbienti con donazioni di sottoscrizioni alle biblioteche scolastiche o a qualche compagno in difficoltà economica. Nel 1908 si istituì la festa del grillo (a Firenze, dove era la redazione), che si ripeté tutti gli anni in località differenti, dove gli associati si ritrovavano all’aperto per discutere ma anche per scatenarsi in attività ludiche, tradizione che continuò poi con le cosiddette Maggiolate (celebri quelle di Firenze 1931, Bologna 1937, e l’ultima del XX secolo, tenutasi a Forlì nel 1999). Il grillo era l’emblema del lettore della rivista ed è proprio in questo senso che va vista la prima delle due spille a cui è dedicato questo articolo; oggetto portavoce di un’appartenenza tutt’altro che carbonara, da esibire appuntato sulla baschina o sul cappellino, simbolo di vivacità indomita, entusiasmo ed anche una certa ribellione, il minuscolo grillo in grado di compiere smisurati ed imprevedibili balzi ben rappresentava la gioventù come il suo mentore la vedeva e tentava di formarla, seguendone peraltro la natura senza forzature. Venne realizzata in ottone smaltato dalla ditta Lorioli di Milano, in formato ovale di tre centimetri per due. La smaltatura in tre colori luminosi e ben accostati secondo il raffinato gusto estetico della rivista e tutto ciò che fu legato ad essa, si è rivelata col tempo piuttosto fragile ed anche l’esemplare mostrato in fotografia è lacunoso, le integrazioni sono state ricreate in digitale usando Photoshop. Difficile dire chi sia l’autore dell’immagine: potrebbe trattarsi di Galileo Chini, il quale realizzò per il numero del 25 Maggio 1919 una tra le copertine più celebri, con un grillo che cicaleggia alla luna, molto simile per disegno e campiture a quello riportato sulla spilla; si potrebbe anche ipotizzare l’intervento di Primo Sinopico o Piero Bernardini se non fosse che la loro collaborazione al Giornalino iniziò solo nel 1918.

Sicuramente dovuto alla mano di Umberto Brunelleschi è il disegno smaccatamente liberty della seconda, di cui è noto il bozzetto originale. Delle medesime dimensioni dell’altra ma di forma quasi rettangolare e realizzata da Masetti, Fedi & C. di Firenze, dovrebbe risalire al 1909, anno in cui il soggetto scelto, e cioè due bambini, Beppino e Idina (i figli di Vamba), intenti a guardare dall’Italia le coste irredente istriane e dalmati venne riportato in bassorilievo anche su piccola targa (formato 15 cm x 22) in terracotta come regalo agli abbonati. Questi ricevevano bellissimi oggetti, per lo più cartacei, come il volume La storia di un naso scritto da di Vamba nel 1907, l’Album con il contributo di tutti i disegnatori e non solo loro nel 1908, il calendarietto promozionale di Aleardo Terzi nello stesso anno, poi il calendario di Filiberto Scarpelli  ed infine una serie di cartoline e la carta da lettere intestata. Non sono riuscito a sapere se le spille fossero doni per un rinnovato abbonamento o premi per aver procurato nuovi lettori ma sono gli oggetti meno noti e più rari, finora mai mostrati in fotografia, o almeno così mi risulta. Rari non solo a causa della delicatezza degli smalti, che col tempo tendono alla frammentazione con successivo distacco dalla superficie metallica, ma anche perché dato il costo non indifferente dell’oggetto ne venne prodotto un quantitativo relativamente basso. Insomma un’altra testimonianza, se ce ne fosse bisogno, dell’impegno con cui Vamba sempre si prodigò per diffondere l’ideale tra i suoi giovani lettori. Un ideale nobile che si incarnava anche attraverso “gioielli” di metallo poco nobile ma creati con grande passione ed amore.

Venticinque anni dopo, al motto “Oro alla patria” migliaia di italiani avrebbero convertito per un altro ideale le loro fedi d’oro in fedi di ferro. Molti di loro erano stati lettori del Giornalino.

 

 

Per tutte le informazioni sulla rivista si rimanda al volume a cura di Paola Pallottino, L’irripetibile stagione de Il giornalino della Domenica, 2008, Bononia University Press.

 




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